Piccoli passi, piccole storie, e arrivi lontano con il cuore.
Quanto vi stiamo raccontando è una piccola favola che a poco a poco è diventata un bellissimo progetto di vita vera, quella che potresti raccontare in un film e che invece è la realtà che oramai appartiene alla nostra vita.
Una telefonata, un lampo e la voglia di poter affidare a giovani competenti e volenterosi la disperazione che arriva da un flebile lamento.
Così è nato “Una vita tra le tue dita”, un progetto messo in campo dalla Fondazione Rachelina Ambrosini in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno e i Medici con l’Africa Cuamm.
Giovani laureati in Medicina, in Ostetricia, al Dams, in Giurisprudenza, che hanno messo in campo, attraverso la Fondazione Rachelina Ambrosini, una staffetta di solidarietà sanitaria che è operativa già da alcuni mesi nell’Africa più povera, quella dell’ultimo miglio.
Milena, Vincenzo Maria, Maddalena, Mariachiara, Raffaella, Alessandro, Cinzia, Francesca… a prendersi cura della vita con quel calore che arriva dalla voglia di fare, di dare speranza, trasmesso da giovani che nella propria terra sanno che il passo per trovare un’occupazione è più lento, ma che non bisogna mai disperare, avendo toccato con mano quale sia l’equilibrio quotidiano della sopravvivenza.
E così, rientrati, a turno raccontano e trasmettono emozioni, testimonianze, promuovendo quanto sia importante fare ognuno la propria parte, non avere paura, andare incontro, motivando tante donne, sopratutto nonne, nel realizzare cappellini di lana.
Proprio così, perché, in mancanza di una incubatrice o di una culla termica, un bambino prematuro può essere aiutato e salvato con le estremità calde.
Ecco una storia che nasce da un battito e finisce dritta al cuore.
Altre parole non servono: basta vedere gli occhi di questi ragazzi che attraversano le coscienze di tutti volando sul mare e camminando nel deserto con un sorriso pieno d’amore.
Buon Anno,
Tommaso Maria Ferri
Annunciati i nomi delle Scuole vincitrici del 17° Concorso Scolastico.
“Nulla è impossibile per chi crede in un sogno da realizzare”
1° premio all’Istituto Comprensivo “G.A. Colozza” di Frosolone, plesso di Cantalupo nel Sannio (Isernia), con il progetto “Alè…ssandro!”
Progetto teatrale di utilità sociale rivolto alla fascia debole dei paesi di Cantalupo nel Sannio, Santa Maria del Molise e Roccamandolfi. Le insegnanti hanno coinvolto tutti gli alunni della Scuola Primaria di Cantalupo nel Sannio; referente l’ins.te Marilena Monaco.
2° premio al Liceo Scientifico Statale “E. Amaldi” di Novi Ligure (Alessandria),
con il progetto “Il ciclismo contro il bullismo”.
Il progetto è dedicato a giovani che vivono particolari condizioni di disagio (in particolar modo è rivolto alle vittime del bullismo), spiegato attraverso la collaborazione di esperti di psicopedagogia e di scienze motorie, è destinato a creare una piccola società di ciclocross, alfine di migliorare il recupero, l’accrescimento del livello di autostima e la sana aggregazione. Le studentesse Gaia Bellingeri, Erica Cantore, Anna Maria Carrella, Carlotta Destefani, Giada Di Costanzo, Carlotta Mortara della classe 3^G accompagnate dalla prof.ssa Fernanda Demaestri e prof. Orlando Giampaolo, pedalano verso il traguardo dell’integrazione.
3° premio all’Istituto Comprensivo “Tor dè Schiavi 175” plesso Pezzani di Roma, con il progetto “Sos Ambiente - Racconti”.
La fantasia degli alunni è espressa attraverso nuove scoperte per pulire il mondo, raccolte in un diario, ricco di geniali invenzioni con significativi temi e disegni. Congratulazioni all’insegnante Francesca Branca insieme ai piccoli delle classi 3^A e D.
Giornate di incontri, premiazioni, emozioni e sorprese, partendo da Roma, poi Cantalupo nel Sannio Novi Ligure e Salerno.
Ma tu non hai paura?
Questa è la domanda che troppo spesso mi sento rivolgere. La storia che vado a raccontare può far nascere a qualcuno il sospetto che sia stata tratta da un libro di deamicisiana memoria, invece, è una storia dei giorni nostri, e di quanto incontrare il prossimo, da ovunque paese esso provenga, può insegnarci qualcosa; può dimostrare che chi viene da tanto lontano è certamente più fragile dei nostri figli, più innocente di qualsiasi azione, perché fuori appaiono neri ma dentro la loro purezza è accecante, e loro, sono quei figli che oggi ci mancano, arrivano da quella madre terra che si chiama Africa, l’unica che garantisce il futuro dell’umanità. Oggi andare incontro a chi ti tende le braccia, chi t’incrocia con lo sguardo, chi nel silenzio chiede speranza, sembra un’occasione da evitare, da averne paura. Tu non hai paura? Alla vigilia di Natale sono stato insieme con loro, qui, a pochi chilometri da Salerno, e mentre tutti erano indaffarati a preparare la tavola, all’acquisto dell’ultimo inutile regalo, allo sparo per annunciare chissà cosa, ero con cinquanta ragazzi, in rappresentanza di undici etnie diverse, davanti all’albero della vita, e ho spiegato loro cosa stesse accadendo, perché qui è festa, e così, come si fa con i bambini, ho chiesto loro di scrivere una lettera, non a Gesù Bambino o a babbo natale, ma alle loro Madri. E’ stata la scintilla che ha acceso i loro occhi, e vederli con la testa china scrivere a fatica ma con tanto impegno, è stata una di quelle emozioni difficilmente ripetibili nella vita. Tutti volevano rassicurare le loro mamme che stanno bene, che sono arrivati in un mondo incomprensibile ma sono vivi. Ecco, quanto poco c’è voluto per instaurare un rapporto di fiducia, di armonia; qualcuno si aspettava che scrivessi delle mie paure di quando sono in missione, accolto ovunque con rispetto e onore; con questo racconto voglio provare a soffiar via le paure che ogni giorno pensiamo di dover affrontare davanti casa, con questi ragazzi che “ingombrano” le nostre strade. La mia paura è un’altra, che questi giovani hanno lasciato il deserto di sabbia per ritrovarsi in un deserto ancora più pericoloso, quello dell’indifferenza, dove i pirati non vengono da un’oasi, ma scendono da auto scure, ritenendoli merce appetibile perché ingenui, perché puri. E di quanto accadrà saremo tutti responsabili. E’ aumentato il razzismo, fomentato da una sfida quotidiana mediatica, dove l’audience non consiste nell’informare l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo nel mondo, quanto costruire una forma di pericoloso pregiudizio verso chi arriva da lontano, alimentando l’ignoranza nella gente. Se fossimo più attenti, e non preoccupati, di guardare oltre il mare, potremmo comprendere che il futuro della nostra vita avrà un corpo con i piedi nelle radici della madre di tutti noi: l’Africa.
Buon anno
Tommaso Maria Ferri
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